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Il Progetto “IN-CAVA” giugno 10, 2009

Schizzo lara copia

incava

CONCEPT

Il xx secolo inaugura un -tempo nuovo- nella storia del rapporto tra gli uomini e il mondo fisico. In questa fase appaiono fenomeni mai osservati in precedenza.
I processi già noti di inquinamento e contaminazione acquistano una visibilità inedita e soprattutto assumono una dimensione planetaria. Non a caso proprio in questo secolo sorge una coscienza ambientalista e un’opinione pubblica attenta ai problemi dell’ambiente in parallelo alla nascita di leggi e accordi internazionali volti alla salvaguardia dell’intero pianeta.
Secondo molti osservatori, gli squilibri ambientali del nostro tempo sono il frutto dell’eccessivo sfruttamento delle risorse per scopi produttivi.
Questo sistema di produzione, punta alla realizzazione del massimo profitto, arricchimento individuale e consumo senza limiti condizionando irreversibilmente il rapporto con la natura.
Lo stesso concetto di –ambiente- è il risultato di una -visione nuova- del mondo fisico, data dallo sviluppo capitalistico, in grado di fornire alle forze produttive una capacità di sfruttamento delle risorse e una potenza di alterazione degli equilibri naturali che nessuna società del passato aveva mai conosciuto.
Il processo storico che ha creato culture, mentalità e comportamenti collettivi in grado di segnare profondamente il rapporto con il nostro habitat, è il responsabile della degradazione che ci circonda.
Una delle tante cause di tale degradazione deriva dal fatto che i beni naturali non vengono calcolati secondo un valore di mercato.
La CAVA è il luogo della creazione, i suoi vuoti sono il peso della creazione stessa.
Luoghi abbandonati, dimenticati, luoghi dove la vita continua a generare e a generarsi, macrocosmi pulsanti, aree dedite al ripopolamento faunistico, pezzi di storia dimenticata che appartengono inequivocabilmente al patrimonio storico e culturale di una terra che si è costruita dalla pietra.
Il vuoto che genera paesaggi unici, ha origine dal sudore e dalla fatica di uomini che hanno permesso la costruzione di tutto ciò che quotidianamente guardiamo, sfioriamo, calpestiamo.
Una cava è l’essenza stessa del lavoro e della storia, un luogo sacro che chiede rispetto per quella porzione di vissuto che contiene.
La natura sempre in sintonia con se stessa, rinasce rigogliosa in questi luoghi abbandonati e dimenticati, dove, vaste profondità intagliate nella pietra, solchi di vite umane trascorse nella polvere, divengono l’embrione di un nuovo ciclo vivente,
Luoghi in disuso che divengono espressione di rinascita, emblema di una terra in evoluzione, appartengono ad essa e ne sono il simbolo. Scenari unici di una bellezza silenziosa, sculture dell’umanità, che vedono la propria estensione nella perfezione delle architetture calde e sensuali, simbolo di una cultura che affonda le radici nel passato.
Luoghi che devono essere tutelati e protetti, luoghi dove la vita –fiorisce- ancora.
In un’epoca di assenza di conflittualità e di facile ammirazione per tutto, è necessario il seme del pensiero nuovo.
Epoca della cultura del consumo dove l’identità antropologica si riflette in un intorno fatto di contaminazione e abbandono, momento in cui l’ibrido diviene specchio della contemporaneità,l tempo di porsi domande, di ricercare quella sensibilità alla bellezza e all’armonia che il consumo ha lentamente narcotizzato, divenendo il parametro per vivere.
L’arte rimane un mezzo puro e incontaminato per esprimere libertà, condurre al risveglio della coscienza.
L’uso della povertà e del –recupero-, come punto di partenza, divengono meta socialmente utile in un momento di così grande stordimento e passività.
Un linguaggio iconografico per tutti i livelli sociali, arte –urbana- che provoca, si mostra continuamente, implica una riflessione, crea visione, rifiuto, pensiero.
Dinamiche comuni di sfruttamento dello spazio, riflesso di una società decadente, hanno deturpato e contaminato l’ambiente, offuscando la storia di una terra densa di tradizione, terra segnata da un comportamento comune e indiscriminato.
I resti della nostra umanità, abbandonati, -dimenticati-, presenze stridenti e accecanti nella quiete silenziosa della natura, offendono la vita, il lavoro e la sofferenza che nel vuoto delle cave vede la sua espressione.
Porzioni di vita sfrenata, scorie della società globalizzata che nel turbinio e nella superficialità della vita, vengono abbandonate lontano dal campo visivo.
Lo spazio percettivo dell’individuo corrisponde all’estensione del –se-, del proprio corpo, la cura posta nello
-stare- in uno spazio che l’individuo considera come parte di -se-, dipende dalla proiezione stessa di –se- nello spazio circostante.
La terra rappresenta l’archetipo della -madre- per eccellenza, e misura la qualità del rapporto generazionale, la profanazione di tale spazio, incluse le risorse ad esso connesse, sottolinea una percezione malata del -se-.

IN CAVA, Una riflessione tridimensionale su cosa significhi vivere in uno spazio alterato dall’uomo e quanto ciò crea violenz

a dentro e fuori il vissuto personale.
La CAVA , embrione di vita, dove silenzioso riposa il respiro dell’umanità.

Idea e progetto

Lrj.LaraBobbio

 

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